venerdì 5 febbraio 2016

6° tappa: MONTEFIASCONE - VITERBO - VETRALLA (km. 38)

E' una giornata limpida e tiepida: l'ideale per il pellegrino che deve percorrere una tappa lunga come quella odierna. La prima parte della nostra tappa fino a Viterbo è tutta in discesa, su dolci colline, con un tratto di 3 km sul basolato dell'antica Via Cassia. La seconda parte da Viterbo a Vetralla è una serie di saliscendi tra campi e boschi, lungo i quali si trovano interessanti punti di rilievo storico e archeologico.
Il primo sole del mattino illumina il lago di Bolsena e l'isoletta di Martana.
Dal convento dei Cappuccini risaliamo verso il centro storico di Montefiascone.
Un ultimo sguardo verso il lago di Bolsena che lasciamo definitivamente alle nostre spalle. Secondo alcuni proprio questi panorami devono aver ispirato il "Cantico delle Creature" a S. Francesco che dimorò a Montefiascone nel 1223.
Alla fine del 1299 Papa Bonifacio VIII indisse il primo Giubileo. L'evento determino un grande transito di pellegrini che si protrasse per tutto il 1300. Questo straordinario afflusso di romei spinse il rettore del patrimonio di San Pietro in Tuscia - vescovo Teodorico cardinale di Santa Croce in Gerusalemme insediato nella rocca a Montefiascone a collocare come monito diretto ai malviventi che attentavano all'incolumità dei pellegrini, una serie di patiboli in bella vista sul poggio di Monte Arminio, al confine tra Montefiascone e Viterbo, che da quel momento venne chiamato Poggio delle Forche (podium furcarum). 

Narra una leggenda che il vescovo Defuk, appassionato di buon vino, nel 1111 mentre era in viaggio verso Roma al seguito di Enrico V di Germania, avesse mandato in avanscoperta il suo coppiere Martino affinché scrivesse la parola “Est” (c’è) sulla porta delle locande dove il vino era più meritevole o addirittura “Est Est” in quelle dove il vino era ottimo. In questo modo il vescovo avrebbe avuto la sicurezza di bere bene durante il lungo viaggio dalla Germania alla città eterna. Pare che a Montefiascone la scritta sulla porta della locanda fosse Est! Est!! Est!!!
La cattedrale di Santa Margherita con la cupola progettata dal Vignola.

Montefiascone è conosciuta come la "Città dei Papi" (nel XIII secolo fu infatti sede pontificia e per circa 24 anni il Palazzo dei Papi di Viterbo ospitò o vi furono eletti vari Papi) ospita pregevoli architetture. Tra questi spicca il Duomo di San Lorenzo eretto in stile romanico nel corso del XII secolo sul terreno ove era sita una piccola chiesa dell'VIII secolo.
Attraverso un piacevole percorso in discesa tra noccioleti, vigneti e uliveti usciamo da Montefiascone ... 

... fino a trovare il famoso basolato di pietre scure e consumate dal tempo dell'antica Via Cassia. Inizialmente solo poche pietre, poi tratti sempre più lunghi.
La Via Cassia collegava Roma con Firenze toccando i centri di Bolsena, Chiusi e Arezzo. 
Località "Bivio del Poggiaccio". Qui è stato portato in luce un tratto della Via Cassia che conserva intatte tutte le caratteristiche costruttive dell'epoca romana. La sezione della strada conferma la misura di m. 3,90 di larghezza riscontrata in altri tratti del percorso e corrisponde a 13 piedi romani (1 piede sono cm. 29,6). Il selciato è posto in opera direttamente sul terreno battuto senza rudus (massicciata) di allettamento.


È incredibile la perizia e la precisione con cui è stata costruita la Cassia, e come si è ben conservata.

Una strada romana veniva costruita così: per prima cosa si collocavano i bordi, che davano la direzione della strada, poi si scavava il terreno all'interno, dove si metteva uno strato di pietre piuttosto grandi, che formavano le fondamenta della strada (statumen); al di sopra si faceva una gettata di malta mista a pietrisco (rudus), che veniva ben battuto, poi sopra si metteva un terzo strato (nucleus), di malta, sabbia e pozzolana nel quale si affondavano i basoli, che così incastrati non si muovevano e formavano un piancito durissimo (pavimentum).







In due passaggi si attraversa la ferrovia.


L'ultima visuale panoramica verso Montefiascone nei pressi del Monte Jugo.
Dal monte Jugo si scende definitivamente in piano verso Viterbo.



Nei pressi di una casa rurale un bel cane bianco esce dalla rete e si unisce a noi pellegrini. Pensiamo voglia solo farci un po' di festa..., in realtà camminerà a fianco a noi fino a Viterbo. Non riuscendo a farlo tornare sui suoi passi telefoniamo al numero di cell che porta al collare ma anche all'arrivo della padrona non sembra affatto intenzionato a ritornare a casa... 
Lasciate le colline il tratto del cammino verso Viterbo è tutto in pianura. Sullo sfondo i Monti Cimini.





A circa 8 km da Viterbo arriviamo nei pressi del parco termale del Bagnaccio. 
Le terme del Bagnaccio sono una serie di pozze di acqua calda, da sempre frequentate dai pellegrini che transitavano lungo la Via Francigena.


Non abbiamo tempo per fermarci alle terme e sempre accompagnati del cane-pellegrino continuiamo verso l'oramai vicina Viterbo.
Entriamo nella città di Viterbo dalla zona "La Tenuta" nei pressi del cimitero cittadino.
Viterbo si è sviluppata proprio grazie alla Via Francigena, diventando uno dei cardini dell'intero percorso, ricco di ospizi e alloggi. Entriamo nel centro storico passando davanti al teatro comunale.
Una edicola sacra dedicata alla francescana Santa Rosa da Viterbo. Ogni 3 settembre si svolge il trasporto della Macchina di Santa Rosa da Viterbo, vissuta tra il 1233 e il 1251, grande predicatrice contro eretici e ghibellini.
Il palazzo del Comune con la Torre dell'Orologio.

Il ponte romano verso la Cattedrale.

La cattedrale di S. Lorenzo.
Il Palazzo dei Papi con la Loggia.
Viterbo passò sotto il controllo di Roma diventando nota come la "città dei Papi" che soggiornavano nel bel palazzo dei Papi, con la celebre Loggia di sette archi e la grande Sala del Conclave. Proprio qui nel 1271 avvenne la famosa elezione di Papa Gregorio X dopo che i viterbesi, stanchi di tre anni di indecisioni dei cardinali, li chiusero a chiave nella sala del palazzo scoperchiandone il tetto: nacque così il Conclave.

Usciamo dal centro medioevale di Viterbo per la porta Faul e continuiamo il nostro cammino per via Freddana in direzione di Ponte Camillario. 


Il suggestivo passaggio tra alte mura di tufo intagliato.
Nei pressi di Ponte Camillario troviamo l'edicola dedicata ai santi martiri Ilario e Valentino. Viterbo ancora non esisteva, ma esisteva un “centro fiorente attraversato dalla via Cassia in prossimità dei Bagni che rappresentava uno snodo stradale di grande importanza e che per le sue acque attraeva la migliore società romana. Fu in mezzo a questa gente che agli inizi del IV secolo Valentino sacerdote e Ilario diacono si fermarono a predicare il Vangelo”.  Furono condannati alla decapitazione per essersi rifiutati di sacrificare al dio Ercole” Le loro reliquie furono spostate nel 9° secolo nell’Abbazia di Farfa e poi nel 1303, a mille anni dalla loro scomparsa, portate a Viterbo dove ora sono custodite.
Troviamo anche una singolare Via Crucis disegnata su vetro.
Sul vecchio percorso francigeno – indicato come itinerario della fede etrusco-romano-cristiano – si supera il torrente Urcionio tra ruderi archeologici e tombe etrusche.



Una tomba etrusca.




Si cammina costeggiando su comodo sterrato la superstrada che porta a Roma.

Oltrepassati gli svincoli della nuova viabilità ritorniamo in aperta campagna.
In zona "Quartuccio" troviamo i ruderi di antichi edifici romani.

A Quadruccio ci sono i resti di una antica torre di avvistamento.

Gli ultimi km prima di Vetralla sono tutti immersi nel verde delle colline in leggero saliscendi.
Eccoci in prossimità di Vetralla.

Il duomo di Vetralla.
La via centrale che percorre tutto il centro storico di Vetralla.
A Vetralla abbiamo chiesto ospitalità per la notte a Don Luigi presso la parrocchia di S. Francesco. Nell'oratorio della parrocchia ci sono alcuni ambienti molto "spartani" messi a disposizione dei pellegrini. L'originalità e la bellezza dell'accoglienza di Don Luigi sta nella cena che si consuma in un grande refettorio assieme ad altre persone che in questo luogo hanno trovato una seconda famiglia.
Al termine del giorno i km percorsi sono più di 38, per un dislivello complessivo di m. 500.

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